se la mente degli esseri viventi è impura, anche la loro terra è impura,

Le prime cinque coscienze corrispondono alle funzioni degli organi di senso, vista, udito, olfatto, gusto e tatto, con le quali entriamo in contatto con il mondo esterno. Gli stimoli giunti attraverso gli organi di senso, vengono trasmessi al cervello che li coordina, li organizza e forma giudizi su ciò che ha percepito. Per esempio, se vediamo del cibo dall’aspetto piacevole e invitante, ma di odore sgradevole, lo respingiamo.

Ogni singolo organo di senso possiede una propria coscienza. A tutti è capitato di cercare affannosamente qualcosa e di non vederla, anche se è lì in piena vista e la sua immagine si è formata sulla retina, perché l’informazione non è stata trasmessa ai centri cerebrali della visione, o la nostra mente non ha recepito l’informazione.

La sesta coscienza integra le percezioni delle altre cinque coscienze per formare immagini coerenti e giudizi rispetto al mondo esterno. Attraverso questo “assemblaggio” delle informazioni provenienti dai cinque sensi siamo in grado per esempio di distinguere un’arancia vera da una di plastica, a tutto vantaggio della nostra salute. Tale meccanismo basilare per la sopravvivenza non è infatti peculiare solo degli esseri umani ma esiste già a livello degli animali per favorire al massimo la sopravvivenza della specie.

se la mente degli esseri viventi è pura, anche la loro terra è pura

La settima coscienza è la funzione intellettuale cosciente, propria dell’essere umano. Indipendentemente dall’ambiente esterno, con essa percepiamo e conosciamo il nostro mondo interiore. È il regno del pensiero razionale e astratto che permette di distinguere il bene dal male, di conoscere se stessi, di riflettere sulla propria esistenza e di prendere decisioni.

La settima coscienza è una facoltà mentale tipicamente umana, almeno per quanto ne sappiamo. Non riguarda il mondo esterno ma quello interiore, la capacità di porci domande e di riflettere su noi stessi. Si ritiene che la consapevolezza dell’io e l’attaccamento a esso abbiano origine dalla settima coscienza, così come tutte le “grandi” domande sul senso della vita. In sanscrito la sesta e la settima coscienza hanno lo stesso nome ma, con la nostra visione occidentale, potremmo con una buona approssimazione chiamare la settima “razionalità”.

non ci sono terre pure e terre impure di per sé

L’ottava coscienza è, il magazzino. Tutte le esperienze, azioni, sensazioni, pensieri, vengono archiviate come karma nella coscienza alaya, ove permangono anche per varie vite successive. È un livello inconscio o subconscio, ma è in comunicazione con i livelli consci, dai quali affluiscono continuamente nuove informazioni, ed affiora in superficie sotto forma di impulsi, attitudini o idiosincrasie, paure, simpatie o antipatie istintive, che condizionano il modo di percepire e di reagire agli eventi. Le differenze di personalità e anche di destino fra i vari individui sono dovute alle cause karmiche presenti nell’ottava coscienza.

L’ottava è la coscienza “magazzino” in essa si accumulano, come tanti “semi” o potenzialità karmiche tutti gli effetti delle proprie azioni buone o cattive. È il deposito delle tracce lasciate in noi dalle infinite esperienze compiute dall’infinito passato sino a ora attraverso pensieri parole e azioni. Queste tracce determinano ogni aspetto della nostra attuale esistenza individuale, dalle sembianze fisiche alle condizioni di vita, dalle malattie al carattere, dai particolari talenti alla durata della nostra vita, stabilendo così la direzione in cui la nostra vita tenderà a svilupparsi. Insomma l’ottava coscienza contiene il nostro karma. In termini occidentali si avvicina in parte all’idea dell’inconscio, la parte sepolta dell’iceberg della nostra vita, della quale non siamo consapevoli ma che in realtà influenza tutte le nostre scelte. Il Buddismo però non considera il karma fisso e immutabile, anche se questa mancanza di consapevolezza del karma e la profondità di esso spesso ci rendono così difficile invertirne la rotta con le facoltà proprie delle altre sette coscienze. Così a volte non è possibile vincere certe nostre paure solo con la razionalità o la volontà. Inoltre la coscienza alaya non solo comunica con le altre coscienze, come si vede dal fatto che la nostra “tendenza karmica” influenza i nostri pensieri e le nostre percezioni, ma comunica anche con quella delle altre persone, è indissolubilmente legata a quella della nostra famiglia, della nostra specie, dei nostri simili e in genere a quella dell’universo in cui viviamo. È sempre a livello della coscienza alaya che si mantiene la continuità della vita al di là dei cicli di nascita e morte. Quando si muore, l’energia karmica potenziale continua a fluire nella coscienza alaya e crea le circostanze in cui potersi nuovamente manifestare attraverso la nascita, in una nuova vita individuale.

la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente.

La nona coscienza è immacolata. Mentre nell’ottava è presente sia il bene che il male, la nona coscienza non è contaminata dal karma. È la fondamentale realtà di tutte le cose, l’universale natura buddica, il “grande io” eterno ed immutabile: attingendo a questa coscienza si può risolvere l’incessante disputa fra bene e male e permettere alle altre coscienze di funzionare in maniera illuminata. La nona coscienza è la sorgente stessa della vita che sostiene perfino il funzionamento della coscienza alaya. Lo scopo della pratica buddista è di stimolare il risveglio di questa coscienza pura e incontaminata dal karma che ha il potere di illuminare tutte le altre coscienze. Nichiren Daishonin espresse la coscienza amala nella frase myoho-renge-kyo, la realtà fondamentale della vita. Basando la nostra esistenza sulla nona coscienza, le altre otto possono manifestare l’immensa capacità e l’infinita saggezza della nostra natura di Budda.

La nona coscienza nel Buddismo di Nichiren Daishonin corrisponde alla natura di Budda, l’immensa potenzialità contenuta nella vita che risvegliamo attraverso la pratica di nam-myoho-renge-kyo. Nichiren ribadisce che «il corpo è il palazzo della nona coscienza», la natura di Budda è una facoltà umana innata, una coscienza che una volta risvegliata ci permette di vedere con altri occhi la realtà, di andare oltre i preconcetti della mente e le limitazioni del karma per indirizzare la nostra vita nella maniera migliore per creare felicità in noi e intorno a noi.

SGI NMRK

"Ogni estensione di conoscenza nasce dal fare conscio l'inconscio"